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lunedì 30 giugno 2014

"Milano città all'aperto"


L’ora è tarda ed il caldo opprimente. Non riesco a dormire e penso alla stanchezza che il giorno seguente mi assalirà in ufficio. Il tempo passa e nulla cambia: l’afoso giugno milanese sta uccidendo il mio sonno notturno.
Che stupido sono stato a non aver fatto installare il condizionatore come avevo pensato qualche tempo fa. E’ vero, non costava poco ma era indispensabile in questa stagione. Mi alzo, apro la finestra ed aspetto che una leggera brezza accarezzi la mia pelle nuda.
Niente, neppure la corrente sembra poter migliorare questa infuocata notte e i rumori provenienti dalla strada hanno azzerato definitivamente la possibilità di dormire. Penso. La stanchezza a fine nottata mi assale e riposo gli occhi prima del suono della sveglia.
Una colazione fantasma, qualche parola qua e là prima di dirigersi verso il posto di lavoro. Strada diversa ogni mattina per variare i punti di osservazione e nutrire la curiosità dei miei occhi assonnati.
Arrivo in Porta Venezia e proseguo sul cavalcavia. Mi fermo al semaforo.
Osservo lo "spettacolo" sulla mia destra: una fila di corpi quasi immobili sotto gli alberi che costeggiano la strada. Qualcuno si muove, altri spostano indumenti usati come cuscini o addirittura come lenzuoli.
Una ventina di ragazzi, tutti di colore probabilmente provenienti dall’Africa, hanno trascorso la notte o parte di essa a terra in mezzo al rumore di uno dei tratti più lunghi – per le corse di macchine e moto – di Milano città.
Come avranno mai potuto dormire o soltanto chiudere gli occhi senza il disagio del fracasso, della polvere o di quello che la strada “sputa” verso i suoi lati esterni? Uno di loro osserva la mia incredulità e mi sorride, come se avesse percepito le mie domande.
Quel sorriso è la risposta ai miei dubbi: il caldo non è un problema perché sono abituati a vivere uno accanto all'altro, non solo per una questione di spazio ma perchè bisognosi di quella umanità che in ambienti “freddi” ed in terra straniera risulta spesso rara, ed il frastuono sdraiati sul ciglio della strada non è un fastidio perché rappresenta quel vociare “contro” a cui sono avvezzi e che nella maggior parte dei casi li confina ai margini della società.
Scatta il verde, ma non ho la prontezza di ripartire: attendo piacevolmente il prossimo turno. Penso al condizionatore e al rumore del vialone sotto casa e mi sento a disagio. Mi accorgo di essere in ritardo e inserisco la marcia, volgo un ultimo sguardo verso quel dormitorio ambulante ed incrocio nuovamente lo sguardo del ragazzo nero.
Alza la mano, sorride e mi saluta, rispondo timidamente e riparto. Nel successivo kilometro che mi porta in ufficio penso all’occasione persa: quella di stringere la sua mano tesa e condividere le sue emozioni allacciandomi ad esse, come gli alberi di questa strada si intrecciano con le storie improbabili di tanti adulti-bambini, alla costante ricerca di una speranza.

giovedì 26 giugno 2014

Balotelli - Why always me?

Quando si parla di Mario Balotelli la parola razzismo è sempre attuale.

Molti ritengono il suo ultimo recente sfogo su Twitter (“forse, come dite voi, non sono italiano. Gli africani non scaricherebbero mai un loro fratello. In questo noi  negri, come ci chiamate, siamo anni luce avanti”) un attacco razzista al contrario e, quindi, un deciso autogol dopo le campagne moralistiche lanciate tempo addietro.

Credo, invece, che sia la conseguenza di un malessere interiore mai completamente esternato.

Mario è un ragazzo fortunato per il suo status di calciatore professionista, ma ha dovuto rinunciare sin dai primi anni di vita al suo naturale percorso familiare con le normali difficoltà legate ai disagi economoci e di salute, all'affido e alla mancata adozione.

Senza entrare in ambiti psicologici, il suo carattere è maturato non senza difficoltà e il suo talento ha elevato aspettative, ambizioni e rivalsa. Anche le rivendicazioni da parte delle sua famiglia naturale non hanno aiutato nella maturazione ed è normale che ciò abbia inciso nel percorso di crescita di un ragazzino innamorato del calcio, ma non del suo mondo.

Poi la notorietà ha fatto il resto: i primi soldi, i primi successi, le grandi potenzialità e soprattutto la auto-celebrazione. Proprio quest’ultima e l’ambiente vicino che non ha saputo smorzarla hanno creato la frattura più grossa con l'esterno.

Da lì si è sviluppata  la “sindrome di Calimero” e quell'insano vittimismo lo ha reso più solitario, diffidente e convinto dell’invidia altrui, spingendolo verso un muro contro muro con il mondo circostante.

Gli insulti da stadio sono diventati per lui “buuu” razzisti, i compagni lo hanno osannato nelle vittorie e accusato nelle sconfitte e il popolo italiano, stanco di quella sua tipica indolenza, ha atteso l’ultima occasione prima di abbandonarlo definitivamente.

Poi Mario ha ampliato la voragine innalzando il muro dell’odio razziale. L’Italia, purtroppo, non è un Paese immune dal razzismo, ma gli italiani in Balotelli hanno visto - forse ingiustamente - solo un capro espiatorio per la sconfitta mondiale, come è capitato a molti prima di lui, e niente di più, mentre l’errore più grande è stato probabilmente commesso dall’allenatore e non per le formazioni schierate (inguardabili), ma per aver permesso che Mario potesse diventare con i suoi atteggiamenti un problema all’interno dello spogliatoio e quindi un alibi per tutti i personaggi coinvolti.

Tutti colpevoli, tutti assolti: come è normale che sia in un Paese tafazziano come il nostro. Il Mondiale a breve finirà e Mario tornerà a calcare i campi (in Italia?), ma il Calimero del calcio, senza immaginabili e sostanziali mutamenti, continuerà ad ampliare il suo isolamento e la colpa non potrà che essere sua e di chi dice di (non) amarlo per davvero.

Poco importa, la maglietta con su scritto "Why always me?" è sempre pronta ad essere indossata e mostrata al mondo con la solita indisponenza.

martedì 24 giugno 2014

Cos'è il "Crowdfunding"? Intervista con Gianfranco Gianfrate di "iStarter"


Il crowdfunding - o finanziamento collettivo - è una sorta di progetto collaborativo di un gruppo di persone che utilizza personali somme di denaro per sostenere solidalmente gli sforzi di persone e organizzazioni. È una vera e propria pratica di micro-finanziamento che proviene dal basso e che mobilita persone e risorse: si può riferire a iniziative benefiche, al sostegno ad attività culturali, fino all’impresa innovativa e alla ricerca scientifica.

Ho incontrato il dott. Gianfranco Gianfrate di “iStarter”, un incubatore italiano concepito per raccogliere idee innovative e trasformarle in impresa di successo, per discutere dell’argomento.

Buongiorno dott. Gianfrate, il crowdfunding è spesso utilizzato per promuovere l'innovazione e il cambiamento sociale, abbattendo le barriere tradizionali dell'investimento finanziario. Ritiene sia lo strumento ideale per liberare idee vincenti spesso accantonate in conseguenza degli eccessivi rischi legati al territorio e alla disponibilità finanziaria?

Potenzilamente si. Il crowdfunding è uno strumento che potrebbe rivoluzionare  i tradizionali canali di finanziamento delle imprese innovative, soprattutto perchè consente di abbattere le barriere geografiche. Gli studi sul venture capital mostrano che la prossimità geografica ha un ruolo fondamentale nella scelta delle imprese da finanziare: in media la distanza tra venture capitalist e società finanziata è di 100 kilometri. Il venture capital ha bisogno di essere fisicamente vicino e in costante contatto con l’imprenditore, quindi difficilmente finanzia start-up localizzate in aree molto distanti. Con il crowdfunding al contario la vicinanza fisica tra investitore e progetto in cui investire non è un requisito necessario, per esempio una start-up in Italia potrebbe tranquillamente raccogliere finanziamenti dal Canada o dall’Australia. Ovviamente il crowdfuning di per sè non fa miracoli: l’idea deve essere davvero valida e presentata in modo appealing sulla piattaforma di crowdfunding. Proprio la quasi completa assenza di barriere, significa anche che la competizione diventerà sempre più accesa e arriverà da Paesi e aree geografiche prima ai margini di questo mercato. Quindi il crowdfuning è un nuovo canale per il finanziamento dell’innovazione, ma non sarà semplice organizzare una campagna di raccolta fondi di successo, anche per imprenditori con buone idee.

Il crowdfunding nasce in America ma si diffonde velocemente in Europa. Come viene disciplinato in Italia?

In Italia, a differenza di altri ambiti, siamo stati molto veloci e tra i primi al mondo a dotarci di una normativa sulla forma più interessante del crowdfunding, ovvero quella equity-based che consente di fatto di diventare azionisti della società finanziata. Ci sono già diverse piattaforme attive, quindi il mercato é partito. Se un appunto può essere fatto alla normativa è che la possibilità di accedere a questo canale è riservato a imprese “innovative” dove l’aggettivo sembra indicare un vincolo a imprese che operano nei settori tecnologici. Ora, in un Paese come il nostro la cui creatività è legata a settori della manifattura tradizionale come la moda o l’arredamento, questo significa che imprenditori italiani con buoni progetti “old economy” potrebbero essere tagliati fuori da questo canale, o perlomeno dalle piattaforme regolate in Italia.      

Si può, quindi, dire che il crowdfunding ha un naturale sbocco nell’ambito tecnologico. E’ di sua pertinenza esclusiva o applicabile a realtà differenti ed a dimensioni aziendali più ampie e quindi utile a ravvivare l’apparato industriale nostrano post-crisi?

Per il momento il crowdfunding riesce a raccogliere in media finanziamenti di ammontare relativamente piccolo: in genere per le imprese tecnologiche si tratta si va nella fascia dei 100.000-500.000 euro, quindi il minimo necessario per effettuare i primi passi e magari per costruire un prototipo in modo da poter bussare alla porta di altri finanziatori con le spalle più larghe per finanziare gli stadi successivi. Bisogna dire, però, che in almeno un paio di casi progetti di crowdfunding hanno raccolto finanziamenti di ammontare superiore ai 10 milioni di dollari negli USA. Dobbiamo vedere come il mercato evolverà, ma a breve-medio termine dubito che il crowdfuning possa risolvere i problemi delle PMI italiane, ma certamente potrà consentire la nascita di alcune nuove imprese che altrimenti non nascerebbero per assenza di finanziatori.    

A quanto ammontano le somme raccolte in Italia negli ultimi anni e quali sono le prospettive per il futuro?

Purtroppo attualmente non ci sono statistiche affidabili sul comparto, ma credo che al momento in Italia siano transitati attraverso questo canale non più di 3-4 milioni di euro. Poi per sua natura questo strumento si presta poco alle classificazioni geografiche. Il mese scorso ho personalmente finanziato tramite crowdfunding Chupamobile una società basata a Londra che si é finanziata con successo su una piattaforma inglese. I tre fondatori però sono italiani. Questo indica che il mercato per i talenti é internazionale e senza barriere, il crowdfunding abbatte molte barriere ma le prospettive per l’imprenditoria italiana e per il successo di questo canale dipendono da altri fattori di contesto, fiscali e normativi su cui c’é moltissimo da fare. Sono convinto che il crowdfunding giocherà un ruolo centrale nella finanza, che l’Italia sia in grado di cogliere appieno le opportunità di questo canale é un altro paio di maniche.

Ci può descrivere brevemente un caso di successo di crowdfunding?

Pochi giorni fa ho conosciuto Mac Bishop un ragazzo americano poco più che ventenne che ha brevettato uno speciale sistema di filatura della lana che consente di creare una fibra sottilissima che nei tessuti ha alcuni vantaggi incredibili: non si stropiccia, non si sporca e non trattiene gli odori. Ha indossato una camicia fatta con questo filato per diversi mesi senza mai lavarla e ha creato un video in cui andando in giro per le strade di New York chiedeva ai passanti di annusare la sua camicia: nessuno sentiva odori particolari e tutti rimanevano esterrefatti quando venivano a sapere che era stata usata per mesi senza essere mai lavata. Con questo video Mac ha aperto una campagna di crowdfunding con l’obiettivo di raccogliere 30.000 dollari per creare la sua impresa. In pochi giorni ne ha raccolti 315.000. Ora la sua società, Wool&Prince sta vendendo in tutti gli USA con grande successo.
Qual è l’iter operativo per un investimento tramite crowdfunding, quali sono ritorni possibili in termini percentuali e in che lasso di tempo?

La campagna di per se é molto semplice: si prepara la descrizione del progetto imprenditoriale, magari con un video, si individua l’ammontare di finanziamento richiesto e si indica cosa riceveranno in cambio i finanziatori. Si va dal prodotto realizzato dalla start-up nel caso di schemi reward-based ad azioni della società nel caso di progetti equity-based. Questo materiale viene poi presentato su una piattaforma specializzata dove si raccolgono le offerte dai potenziali investitori pervenute entro la data prefissata per la chiusura della campagna. Se l’obiettivo di raccolta é raggiunto, i fondi vengono effettivamente “transati” dalla piattaforma, che trattiene per sé una fee, e inviati all’imprenditore. Per quanto riguarda i ritorni é ancora troppo presto per dirlo vista la novità del fenomeno.

Quali sono i rischi per i micro investitori di una start-up tramite crowdfunding?

I rischi sono altissimi: si tratta di un investimento in idee e progetti innovativi. Solo persone con un portafoglio personale ben diversificato e in grado di capire e valutare i progetti proposti dovrebbero investire in crowdfunding.

Gli istituti finanziari cosa possono fare per il crowdfunding?

Meglio che non facciano niente. Il crowdfunding nasce proprio dalla necessità di aprire e liberalizzare il finanziamento dell’innovazione bypassando gli istituti specializzati (e soprattutto il venture capital). E’ in termine tecnico una forma di “disintermediazione”. Ma dal finanziamento del prototipo o del progetto iniziale alla costruzione di un’impresa matura magari anche di grandi dimensioni ci sono diversi stadi di finanziamento: gli istituti finanziari tradizionali dovrebbero limitarsi a fare bene il proprio il lavoro negli stadi successivi. Sarebbe già  una grande conquista se le banche italiane facessero il proprio lavoro senza entrare in ambiti che non hanno le competenze per capire e gestire.      

Concludo ringraziando il dott. Gianfrate per il prezioso contributo e le chiedo se ritiene che possano nascere a breve nuove forme di investimento simili al crowdfunding, ma ancora più innovative?

Lo spero. Nonostante il crowdfuning, il peer-to-peer lending e la microfinanza il mondo é ancora pieno di persone di talento con idee innovative che faticano a trovare risorse finanziarie per i propri progetti imprenditoriali.

giovedì 19 giugno 2014

Federal Reserve: volano alte le colombe! Ed i mercati sorridono.

Chi si attendeva dalla riunione di due giorni della Federal Reserve un discorso “hawkish”, cioè aggressivo tipico dei membri più agguerriti del board, è rimasto deluso ed il pomeriggio di borsa si è concluso senza scossoni e con il nuovo massimo storico registrato dall’indice equity S&P 500.

La Yellen, notoriamente colomba e "fedele" sostituta di Bernanke, non si è lasciata trasportare dagli entusiasmi per l’andamento dell’economia statunitense  ed ha lasciato intendere che i dati recenti sull’inflazione, vista in rialzo, non appaiono fuori controllo, ma assolutamente in linea con le aspettative della Fed.

Ha inoltre sottolineato, in maniera didascalica, che la crescita "più rapida del previsto potrebbe portare ad un aumento dei tassi prima del previsto", ma che una crescita più debole "potrebbe far rimandare il rialzo del costo del denaro". Come a voler sottolineare che i tassi d'interesse saranno ritoccati verso l’alto solo al momento giusto e senza decisioni pre-fissate e soprattutto affrettate.

Il board ha ribadito, infatti, che le decisioni saranno legate alle previsioni economiche rilasciate nei prossimi mesi e che probabilmente i tassi resteranno ai livelli attuali per un periodo considerevole dopo la fine del programma di stimoli.

Il messaggio non può che essere percepito positivamente visto che la Yellen ha riaffermato la volontà, ormai riconosciuta dal mercato, di mandare indicazioni accomodanti, dato che occupazione e crescita, seppur in miglioramento,  non sono ancora garanzia di autonomia reale e l’inflazione non può ancora fare paura.

I mercati azionari continuano a festeggiare, mentre quelli obbligazionari tirano un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo: un messaggio “hawkish” avrebbe messo pressione sui rendimenti a lungo termine sin da subito, mentre le intenzioni della Federal Reserve sono quelle di allineare le decisioni di politica monetaria a quelli del mercato e non viceversa.

Pertanto, sui mercati disco verde per i cosiddetti "risky assets" e vacanze estive più serene per tutti.

martedì 17 giugno 2014

La dinastia dei "Super-Mario": dal videogioco a Balotelli



Nella nutrita dinastia dei "Super-Mario" attualmente tre figure maschili hanno più risalto di altre:

Il primo, cioè l'originale, è un personaggio dei videogiochi che da protagonista salva belle signorine, salta come un ginnasta raffinato, guida automobili di ogni tipo come fosse un esperto professionista con sgommate da urlo, è sempre sorridente ed ottiene premi in grande quantità. 

Il secondo è un calciatore viziato che percepisce uno stipendio da cinque milioni netti all'anno, lavora due ore al giorno con l'aggiunta di novanta minuti a settima di partita, litiga con tutti, si accompagna spesso a belle donne e quando segna un gol tutti osannano le sue doti fisiche e tecniche.

Il terzo è un banchiere di fama planetaria, con un conto corrente più che soddisfacente grazie ad importanti mansioni all'interno dei più influenti istituti finanziari mondiali, la sua opinione è apprezzata a 360 gradi e quando decide di comprare titoli obbligazionari di valore incerto il mondo intero ringrazia, venerandolo per il suo indiscusso acume.

Sono obiettivamente tre personaggi di successo che molti di noi - e soprattutto di ogni età - potrebbero sognare di voler diventare. Chi non desidererebbe avere soldi e donne a disposizione, divertirsi di continuo, giocare a pallone e comprare titoli le cui quotazioni sai che non potranno che salire?
Tuttavia, il ragazzotto di Brescia ha qualche lacuna relazionale, una carriera breve e poca voglia di sorridere: non proprio un modello da imitare.

Il Governatore, dopo essere diventato il Re Mida delle Banche Centrali, avrà ancora pochi anni a disposizione prima di iniziare una rovinosa - non in termini di capacità ma di beghe - carriera politica internazionale (lo stesso accadde ad un altro "Super-Mario" bocconiano che non seppe gestire i suoi "poteri" fino a cadere nel dimenticatoio): troppo stressante da intraprendere.

Rimane il "tutto-fare baffuto" che, grazie a nuovi scenari ed avventure, continuerà a "bucare" le tv di grandi e piccini per molto altro tempo ancora, a far sorridere gruppi di amici in cerca di divertimento e derapare come un forsennato in attesa di ricevere una medaglia con bacio dalla sua adorata Principessa Peach, senza il rischio di dover sottostare ai fastidiosi obiettivi dei paparazzi o dover attendere la consegna del 'tapiro d'oro'.

Non ho alcun dubbio: al diavolo calcio e denaro!

In tempo di borse in rialzo e di mondiali ecco sfatato un altro luogo comune. 

giovedì 12 giugno 2014

Pronti, partenza, via: inizia il Mondiale di calcio!

Il Mondiale di calcio sta per iniziare, viva il Mondiale. Ma quante contraddizioni!

Nel 2007 il Brasile veniva scelto come Paese organizzatore e sembrava il giusto riconoscimento ad una nuova potenza economica internazionale, non più relegata al solo Sud America: tassi di crescita esponenziali e benessere quasi diffuso, una sorta di nuovo Eldorado.

Purtroppo da allora quasi tutto è cambiato: il motore economico da oltre un anno e mezzo sembra essersi inceppato e la “mala gestio” dell’evento ha contribuito a spezzare in breve tempo il sogno di una popolazione intera, innamorata del calcio ed oggi profondamente delusa.

La protesta iniziata un anno fa – dopo l’innalzamento dei costi dei trasporti a dispetto di una viabilità in peggioramento e con infrastrutture scadenti – continua ancora oggi ed i brasiliani gridano la loro rabbia contro i costi record (11 miliardi e mezzo di dollari) di un evento che avrebbe dovuto migliorare le condizioni di vita della popolazione e che, invece, ha comportato lavori e miglioramenti esclusivamente per gli stadi – terminati all’ultimo e con rischi rilevanti – e per il relativo perimetro sportivo.

La corruzione dilagante, la burocrazia asfissiante che ha fatto scappare gran parte degli investitori internazionali, l’inflazione ai massimi, il fisco che necessita di una ristrutturazione urgente e l’assenza di investimenti in ambito scolastico e sanitario hanno sancito il fallimento di un progetto economico e sociale molto ambizioso.

Le proteste hanno riunito in primo luogo i giovani, ma continuano a coinvolgere anche persone delle più diverse estrazioni sociali - dalla classe media a quella bassa - unite nel chiedere un cambio di rotta per il Paese ed i suoi abitanti.

Il “rumore” di un  popolo, silenziosamente sofferente, dovrebbe servire ad enfatizzare ed a pubblicizzare al mondo esterno il disagio di una Nazione intera, ma soprattutto mettere pressione al Governo, in modo da accelerare un piano dettagliato di riforme ormai obbligatorie.

Il rischio è che il Mondiale non abbia successo in termini di ritorno economico – nonostante il mare e le altre attrazioni, il Brasile è una metà meno turistica di quanto possa sembrare - e che i disagi e le proteste quotidiane diventino il marchio di un’attrazione ormai povera di appeal. Il Paese ha l’assoluta necessità di affiancare servizi adeguati alle bellezze che la natura gli ha dato e questo processo non può essere più procrastinato nel tempo.

Tuttavia, la competizione sportiva è ormai agli inizi e le proteste, con tutta probabilità, si attenueranno o rimarranno localizzate vicine agli stadi, con un ridotto risalto mediatico: le partite si giocheranno e i brasiliani accoglieranno come di consueto col sorriso la carovana calcistica, come si attende il Carnevale una volta l’anno.

Sarà una grande festa, un grande evento, magari vincerà il Brasile, ma a perdere saranno i brasiliani, quelli che da fine luglio torneranno nel dimenticatoio e che saranno costretti a dover digerire rifiuti e promesse non mantenute, come tristemente accadde nel 2004 in Grecia nel post-olimpiadi: sappiamo tutti poi come è andata a finire. 

lunedì 9 giugno 2014

La (strana) crisi del "Made in Italy" - part 2



La pasta Garofalo allunga la lista delle aziende italiane cedute all’estero – venduto il 52% del capitale agli spagnoli di Ebro che meno di un anno fa avevano acquistato il 25% della Riso Scotti - e continua a segnare il lento declino del “Made in Italy”, non in termini di appeal ma di continuità aziendale.
Circa un anno fa scrivevo un post in cui parlavo della crisi del “Made in Italy”:
“L'industria italiana vive una delle fasi più buie della sua storia, ma parallelamente l'eccellenza della produzione (di nicchia) viene riconosciuta a livello internazionale. La 'triste' conseguenza di ciò è la cessione di marchi storici come quello di "Loro Piana" ai francesi di Lvmh nel campo della moda e recentemente "Pernigotti" ai turchi di Toksoz in ambito alimentare. Si potrebbero citare molte altre operazioni del genere effettuate nell'ultimo periodo come […] la cessione della pasticceria Cova sempre a Lvmh dopo un vero e proprio scippo alla famiglia Bertelli che fa capo al Gruppo Prada e le tante aziende vinicole toscane passate di mano a investitori americani e asiatici. Tutto ciò è conseguenza della crisi che il nostro Paese sta vivendo? E' vero solo in parte. Certamente la forte concorrenza in termini di costo del lavoro, il costante decremento dei consumi e la mancanza di sostegni finanziari atti a sopportare mesi e anni di bilanci in rosso hanno spinto molte aziende a vendere o a chiudere i battenti, ma questo discorso non dovrebbe riguardare alcuni dei ricchi marchi storici in questione.
Difficile credere che chi come "Loro Piana" sia capace di fatturare 700 milioni di euro l'anno (con un utile di oltre 140 milioni) non sia in grado di resistere alle lusinghe francesi. Non so se sia stata un'offerta economica irrinunciabile, ma se solo una parte dei due miliardi di euro pagati da Arnault alla famiglia piemontese fosse reinvestita nel nostro tessuto imprenditoriale allora forse la rinuncia sarebbe meno dolorosa. Rimane la delusione per un sistema in crisi, ma soprattutto per una cultura imprenditoriale ormai svanita da tempo. Manca, oltre alle risorse che forse lo Stato e il sistema finanziario non garantiscono adeguatamente, il coraggio di fare impresa, di dare lustro al "Made in Italy" e di ravvivare i marchi italiani, come il brand Diadora recentemente riacquistato in Cina da Polegato (Geox) in un percorso inverso, che mostra quanto siano diversi gli obiettivi e le passioni in tempo di crisi.”

Dopo un anno la situazione non è migliorata:
l’azienda italiana per eccellenza e cioè la Fiat è divisa tra unità operativa, legale e logistica in Italia, Olanda e Stati Uniti con progetti industriali poco chiari e con un futuro incerto soprattutto per marchi storici come Alfa e Ferrari.
Il comparto alimentare è ormai quasi interamente in mano estera con l’eccezione della Ferrero, della Barilla, dei produttori di bevande e di pochi tra pastifici e salumifici storici.
Se l’alta moda è ancora nei confini italici per pochi importanti marchi (su tutti Armani), rimane il comparto manifatturiero l’unico a capitale quasi esclusivamente italiano, pur avendo perso negli anni la sua caratteristica principale e cioè la presenza sul territorio: aziende come Calzedonia, GeoxPiquadro e Dainese rappresentano storie di successo che, però, sono riuscite a reggere l’urto della crisi e la concorrenza estera solo grazie alla delocalizzazione produttiva.
Tra le mani non ci rimane altro che la logistica e l’amministrazione: l’ultimo infruttifero baluardo dell’industria italiana.

giovedì 5 giugno 2014

La Banca Centrale Europea taglia i tassi e annuncia nuove misure....e le borse?



Super Mario interviene ritoccando i tassi d'interesse portandoli al nuovo minimo storico (0,15% dal precedente 0,25%).

La decisione presa durante il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea - ultimo taglio risaliva al novembre scorso – è leggermente inferiore alle attese con analisti che puntavano su un livello ancora più basso (0,10%).

Il tasso sui prestiti marginali viene portato allo 0,4% dallo 0,75% - più aggressivo rispetto alle attese di 0,6% - mentre il tasso sui depositi "overnight" delle banche, cioè la liquidità che resta presso la Bce, scende per la prima volta sotto zero (-0,1%).

Draghi punta a indebolire la moneta ed evitare rischi deflattivi. I mercati hanno subito reagito positivamente, in attesa di conoscere, dalla consueta conferenza stampa, le misure di supporto al credito.

Il Governatore ha prontamente specificato, all'inizio del suo intervento davanti ai giornalisti, che i tassi resteranno ai "livelli attuali per lungo tempo" e ha parlato in dettaglio degli "strumenti che verranno utilizzati per sostenere l'economia", aprendo il capitolo degli interventi straordinari.

La Bce interromperà le cosiddette operazioni di "sterilizzazione" settimanali (Smp) con cui riassorbiva la liquidità creata, comprando titoli di Stato durante la crisi del debito (pari a circa 165 miliardi di euro), che da quattro anni la Banca Centrale eseguiva offrendo depositi fruttiferi alle banche. In questo modo la liquidità aggiuntiva resterà sui mercati.
Draghi ha poi presentato "nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine" per il sistema bancario (un nuovo LTRO) grazie ad aste che le banche potranno sfruttare, ma vincolando parte delle somme incassate in un reimpiego per concedere credito a famiglie e imprese.

Infine è stato proposto il riacquisto di Abs (i titoli cartolarizzati garantiti da prestiti e mutui che la Bce accetta dalle banche), oltre che un allungamento dei prestiti a tasso fisso.

Tutto il linea con le attese più ottimistiche degli analisti. E le borse?

Hanno festeggiato con rialzi rilevanti che potrebbero continuare nel breve. Non è da escludere, però, che una volta assorbito l'effetto-novità si possa tornare a movimenti laterali.

Anche i bond festeggiano, mentre l'economia reale dovrà attendere gli effetti tangibili dell'utilizzo di detti strumenti, in modo da beneficiare concretamente di ciò che oggi rimane solo sulla carta e nelle intenzioni - seppur buone - della Banca Centrale 

martedì 3 giugno 2014

In attesa di "Super Mario"





Le borse europee appaiono fiacche, in attesa di uno spunto che ne suggerisca la direzione. Per questo bisogna attendere giovedì, quando Draghi deciderà se e come agire nell'interesse dell'UE.

Intanto, il mondo finanziario continua a ruotare: Wall Street prosegue il suo trend anche se con variazioni minime e questo grazie al fronte macroeconomico, da cui arrivano segnali sempre più positivi, grazie agli ordini industriali (terzo aumento mensile consecutivo), all’indice ISM-NY, termometro delle attività economiche nel distretto di New York e nonostante il pasticcio sull'indice ISM manifatturiero globale, pubblicato lunedì sera e rivisto due volte nell’arco di un paio d’ore per errori tecnici, che in altri momenti avrebbe fatto crollare gli indici. 

Tokyo risale e il suo indice supera gli oltre 15.000 punti con le rassicurazioni del Governatore Kuroda che si è schierato apertamente contro un'uscita prematura del Paese dai massicci piani di stimolo all'economia e che nelle prossime settimane annuncerà nuove ricette per il Giappone. I mercati emergenti sembrano ormai cavalcare la ripresa economica e finanziaria iniziata un mese fa e agevolata da minimi reali e virtuali raggiunti al termine del 2013.

In tale contesto, nel Vecchio Continente si attende il discorso del Governatore della BCE per comprendere quale percorso monetario l’Europa intraprenderà: l’esito elettorale a favore degli euroscettici e quindi la necessità di una risposta rassicurante al Continente e ai suoi abitanti, i dati macro balbettanti che mostrano una preoccupante deflazione tedesca e l'indebolimento del comparto manifatturiero dell'area rappresentano gli elementi chiave che alimentano le attese per una decisione ferma da parte della Banca Centrale.

Gli investitori sono attendisti anche perché il mercato già sconta le mosse di Draghi: un taglio di tassi ormai di ampiezza minima e forse di poco impatto sull’economia reale non ecciterà i mercati, ma potrebbe anzi innervosirli ed è per questo che ci si attende l’avvio di un piano aggressivo di rifinanziamento del sistema industriale attraverso il canale bancario con un nuovo LTRO (Long Term Refinancing Operation). E se non dovesse bastare sono pronte rassicurazioni su futuri interventi.

Tutti elementi che sembrano fare pendere la bilancia verso l’ottimismo: un pericolo per mercati in attesa e caratterizzati da volumi in diminuzione, ma comunque pronti a reggere un eventuale scossone, anche grazie ai "magici interventi" del prode Super Mario.