Pagine

venerdì 6 settembre 2013

L'Angelo invisibile è tornato



Poco più di un anno fa aveva catturato la mia attenzione la notizia relativa all’operato di un facoltoso anonimo imprenditore milanese, che veniva in soccorso di individui con problemi di denaro, che conducevano una vita disagiata ed impossibilitati a vivere 'decorosamente' le proprie giornate.
Aveva  aiutato un barbone che dormiva in macchina, che descrivendo la sua disavventura – un tumore, un fallimento, problemi di denaro – parlava della città in cui viveva come “dura e spietata” e che ti morde, ti stritola e poi ti butta via. Con la crisi che, ormai, si protrae da anni, succede sempre più spesso e purtroppo ovunque.
Il suo aiuto aveva interessato altra gente in difficoltà: chi non riusciva ad avere i soldi per acquistare un frigorifero, chi il denaro per mantenere e far studiare i propri figli, chi la disponibilità per un trapianto di midollo osseo per Mohamed, un bimbo di pochi anni. E probabilmente molti altri ancora.
Oggi, l’Angelo si è fatto nuovamente vivo in soccorso del piccolo Giorgio, giunto all’ospedale di Palermo con fratture agli arti ed il cranio fasciato dalle botte ricevute non da gente sconosciuta, ma dai suoi stessi genitori. L'ennesima triste avventura che evidenzia due modi diversi di 'amare'.
Chi non riesce a custodire e preservare quel tesoro che è la vita del proprio bimbo e chi quel tesoro creato negli anni di lavoro lo utilizza per arricchire il mondo di umanità e generosità.
Un anno fa spiegava i suoi gesti con semplicità, come un atto dovuto per chi come lui era ‘fortunato’ a possedere tanto denaro. Il suo impegno era un dono per molti e un insegnamento per i suoi figli. Diceva: “chi ha deve aiutare chi non ha. Il valore dei nostri gesti è direttamente proporzionale a quello di cui ci priviamo per aiutare gli altri. Il mio gesto, che non devo rinunciare a nulla, ha poco peso”.
Generalizzare e pensare che non esistano altri Angeli in giro è sbagliato, ma è forse utile sentire di tanto in tanto questa presenza vicina. E' un messaggio diretto ad una generazione disattenta, depauperata di valori, soprattutto pronta a voltare lo sguardo oltre e catalogare tutto come normale e scontato.

Le associazioni di volontariato hanno certamente 'visibilità' e questo, a volte, aiuta e responsabilizza parte di questo 'anello debole', ma spesso con una donazione o con un atto occasionale si trascura la mancanza di un impegno civile concreto, continuo e duraturo, che risiede nel modo di pensare e di agire in questo presente, di cui ogni individuo è personalmente responsabile.