I mercati nelle ultime settimane sono apparsi piuttosto stanchi e poco inclini alla salita, nonostante le cattive notizie fossero minime e le occasioni di discesa limitate.
E’ arrivato, in effetti, il periodo primaverile delle “prese di beneficio” dopo un inizio d'anno scoppiettante - soprattutto nei Paesi periferici - ed un 2013 di rilevanti guadagni, ma neppure gli accadimenti incerti provenienti dall’Ucraina hanno agevolato un costante calo delle quotazioni azionarie.
Inoltre, neanche i dati deludenti relativi alla crescita del colosso cinese, ormai prossimo a superare ai vertici mondiali gli Stati Uniti in termini di Pil, hanno promosso un flusso consistente di vendite.
Indipendentemente da ciò che accadrà nel breve, le previsioni sull’andamento dei mercati rimangono per la maggior parte degli analisti più che positive per il 2014.
Tuttavia, una crescita globale numericamente inferiore alla media degli anni boom del 2000 poca tranquillità lascia a chi è costretto ad operare su livelli degli indici vicini ai massimi di sempre.
In mezzo a tanta incertezza, esiste solo un elemento capace di scongiurare l'inizio di un trend negativo dei mercati duraturo e nello stesso tempo sostenere un’accelerazione e cioè il combustibile artificiale delle Banche Centrali.
Ha iniziato la Federal Reserve garantendo tassi bassi e sostegno ben oltre la modesta ripresa economica e la piena reale occupazione (il tasso di 6.3% attuale è un dato ottimale, ma non del tutto considerando il basso livello di partecipazione al mercato del lavoro degli americani, ormai rinunciatari dopo la crisi dell’ultimo triennio) a cui è seguito il discorso di Draghi, che ha sottolineato la possibilità di utilizzare in giugno “unconventional instruments” pur di riportare l’economia europea in carreggiata.
Nonostante l’intenzione della Bce fosse rivolta a calmierare il rafforzamento dell’euro per non penalizzare l’export dell’area, ciò ha favorito ancora di più i mercati alimentando di fatto un “unconventional uptrend” più che consistente.
Probabilmente da qui in avanti assisteremo a correzioni stagionali ma non preoccupanti, in una palude economica incerta e pronta ad infiammarsi improvvisamente, grazie a “fuochi fatui” alimentati dalle Banche Centrali senza soluzione di continuità.
E’ arrivato, in effetti, il periodo primaverile delle “prese di beneficio” dopo un inizio d'anno scoppiettante - soprattutto nei Paesi periferici - ed un 2013 di rilevanti guadagni, ma neppure gli accadimenti incerti provenienti dall’Ucraina hanno agevolato un costante calo delle quotazioni azionarie.
Inoltre, neanche i dati deludenti relativi alla crescita del colosso cinese, ormai prossimo a superare ai vertici mondiali gli Stati Uniti in termini di Pil, hanno promosso un flusso consistente di vendite.
Indipendentemente da ciò che accadrà nel breve, le previsioni sull’andamento dei mercati rimangono per la maggior parte degli analisti più che positive per il 2014.
Tuttavia, una crescita globale numericamente inferiore alla media degli anni boom del 2000 poca tranquillità lascia a chi è costretto ad operare su livelli degli indici vicini ai massimi di sempre.
In mezzo a tanta incertezza, esiste solo un elemento capace di scongiurare l'inizio di un trend negativo dei mercati duraturo e nello stesso tempo sostenere un’accelerazione e cioè il combustibile artificiale delle Banche Centrali.
Ha iniziato la Federal Reserve garantendo tassi bassi e sostegno ben oltre la modesta ripresa economica e la piena reale occupazione (il tasso di 6.3% attuale è un dato ottimale, ma non del tutto considerando il basso livello di partecipazione al mercato del lavoro degli americani, ormai rinunciatari dopo la crisi dell’ultimo triennio) a cui è seguito il discorso di Draghi, che ha sottolineato la possibilità di utilizzare in giugno “unconventional instruments” pur di riportare l’economia europea in carreggiata.
Nonostante l’intenzione della Bce fosse rivolta a calmierare il rafforzamento dell’euro per non penalizzare l’export dell’area, ciò ha favorito ancora di più i mercati alimentando di fatto un “unconventional uptrend” più che consistente.
Probabilmente da qui in avanti assisteremo a correzioni stagionali ma non preoccupanti, in una palude economica incerta e pronta ad infiammarsi improvvisamente, grazie a “fuochi fatui” alimentati dalle Banche Centrali senza soluzione di continuità.
Nessun commento:
Posta un commento