Indipendentemente dalla valenza politica, ogni tornata elettorale genera vincitori e vinti.
Mentre in Europa il segnale più importante è rappresentato dalla prevista crescita di consensi dei partiti euroscettici, in Italia la valutazione non può prescindere da un'analisi del cambiamento degli equilibri politici successivo all’insediamento di Renzi come capo del Governo.
Vincitori
PD: il partito del Premier ha conseguito un risultato storico superando la soglia del 40% e ciò gli consentirà di riscuotere un credito di fiducia all’interno del suo partito e probabilmente in Europa, dove la Merkel avrà bisogno di alleati, anche di “colore politico” differente, pur di respingere l’assalto della Le Pen. L’affermazione del PD è ancora più importante se si considera il rischio che il principale partito di maggioranza di un Governo in carica corre nelle elezioni intra-mandato e la forte pressione degli immediati inseguitori, con la marcia in più di chi rincorre.
LEGA: il partito del nord con il suo 6% rappresenta l'affermazione dell’euroscetticismo italiano, grazie ad una campagna elettorale incentrata integralmente sulla questione immigrati e sulla gestione economica della crisi europea, temi cari all’UKIP inglese e al Front National francese. Se numericamente non si tratta di un successo storico, appare rilevante in conseguenza di una connotazione puramente europea.
Vinti
M5S: il movimento guidato da Grillo è lo sconfitto per eccellenza non tanto per la percentuale ottenuta, ma per i propositi sbandierati. Lontani dalla vittoria, doppiati dal PD e in calo di cinque punti rispetto al 2013, i grillini pagano la nuova strategia comunicativa del movimento, fatta di apparizioni televisive improduttive, di aggressioni verbali e soprattutto di scontri politici su temi poco pertinenti. I sostenitori del movimento si dividono: chi lamenta la mancanza di posizioni poco estreme sui temi caldi agli euroscettici e chi disapprova le urla del suo leader, evidenziando le diversità e le incongruenze di un movimento politico e dei suoi elettori.
FI: il partito di Berlusconi prosegue con il suo declino in mancanza di un leader carismatico e in conseguenza della scissione con l’NCD (incapace di conquistare i voti moderati perduti dal centro-destra), dell’assenza di innovazione e di un tira e molla con Grillo - diretto antagonista nella conquista del ruolo di primo inseguitore - che è servito solo a mascherare una povertà di contenuti ormai conclamata.
Per gli altri partiti non si può parlare di vittorie o sconfitte, ma solo di sopravvivenza. Se la lista TSIPRAS riesce a raggiungere il quorum lo deve all’apporto di un concetto e di un’idea politica ampia e realmente europea, mentre in futuro il movimento sarà costretto a riposizionarsi con argomenti e programmi locali non senza rischi ed incognite. Gli altri partiti, invece, sembrano destinati a dover individuare vie alternative per i prossimi anni, quando il bipolarismo potrebbe allontanare dalla politica attiva diverse realtà, oggi in crisi e incapaci di reagire ai cambiamenti, nei personaggi e nelle idee.
Guardando al Parlamento di Bruxelles l’ascesa degli euroscettici costringerà il PPE e il PSE a cooperare, spingerà la Merkel a riproporre all’interno del suo Paese una nuova linea politica ed economica più aperta e meno oppressiva, mentre spetterà a tutte le altre Istituzioni europee l'obbligo di non sottovalutare il messaggio elettorale giunto da più parti e cioè la ricerca di una socializzazione degli obiettivi ed una condivisione degli intenti non più accettabili solo sulla carta, ma necessari per la sopravvivenza di un'idea comune e dei suoi interpreti.
Mentre in Europa il segnale più importante è rappresentato dalla prevista crescita di consensi dei partiti euroscettici, in Italia la valutazione non può prescindere da un'analisi del cambiamento degli equilibri politici successivo all’insediamento di Renzi come capo del Governo.
Vincitori
PD: il partito del Premier ha conseguito un risultato storico superando la soglia del 40% e ciò gli consentirà di riscuotere un credito di fiducia all’interno del suo partito e probabilmente in Europa, dove la Merkel avrà bisogno di alleati, anche di “colore politico” differente, pur di respingere l’assalto della Le Pen. L’affermazione del PD è ancora più importante se si considera il rischio che il principale partito di maggioranza di un Governo in carica corre nelle elezioni intra-mandato e la forte pressione degli immediati inseguitori, con la marcia in più di chi rincorre.
LEGA: il partito del nord con il suo 6% rappresenta l'affermazione dell’euroscetticismo italiano, grazie ad una campagna elettorale incentrata integralmente sulla questione immigrati e sulla gestione economica della crisi europea, temi cari all’UKIP inglese e al Front National francese. Se numericamente non si tratta di un successo storico, appare rilevante in conseguenza di una connotazione puramente europea.
Vinti
M5S: il movimento guidato da Grillo è lo sconfitto per eccellenza non tanto per la percentuale ottenuta, ma per i propositi sbandierati. Lontani dalla vittoria, doppiati dal PD e in calo di cinque punti rispetto al 2013, i grillini pagano la nuova strategia comunicativa del movimento, fatta di apparizioni televisive improduttive, di aggressioni verbali e soprattutto di scontri politici su temi poco pertinenti. I sostenitori del movimento si dividono: chi lamenta la mancanza di posizioni poco estreme sui temi caldi agli euroscettici e chi disapprova le urla del suo leader, evidenziando le diversità e le incongruenze di un movimento politico e dei suoi elettori.
FI: il partito di Berlusconi prosegue con il suo declino in mancanza di un leader carismatico e in conseguenza della scissione con l’NCD (incapace di conquistare i voti moderati perduti dal centro-destra), dell’assenza di innovazione e di un tira e molla con Grillo - diretto antagonista nella conquista del ruolo di primo inseguitore - che è servito solo a mascherare una povertà di contenuti ormai conclamata.
Per gli altri partiti non si può parlare di vittorie o sconfitte, ma solo di sopravvivenza. Se la lista TSIPRAS riesce a raggiungere il quorum lo deve all’apporto di un concetto e di un’idea politica ampia e realmente europea, mentre in futuro il movimento sarà costretto a riposizionarsi con argomenti e programmi locali non senza rischi ed incognite. Gli altri partiti, invece, sembrano destinati a dover individuare vie alternative per i prossimi anni, quando il bipolarismo potrebbe allontanare dalla politica attiva diverse realtà, oggi in crisi e incapaci di reagire ai cambiamenti, nei personaggi e nelle idee.
Guardando al Parlamento di Bruxelles l’ascesa degli euroscettici costringerà il PPE e il PSE a cooperare, spingerà la Merkel a riproporre all’interno del suo Paese una nuova linea politica ed economica più aperta e meno oppressiva, mentre spetterà a tutte le altre Istituzioni europee l'obbligo di non sottovalutare il messaggio elettorale giunto da più parti e cioè la ricerca di una socializzazione degli obiettivi ed una condivisione degli intenti non più accettabili solo sulla carta, ma necessari per la sopravvivenza di un'idea comune e dei suoi interpreti.
Ciao. Penso che, il PD, abbia abbondantemente vinto, in quanto, pochissimi elettori della sinistra ( e purtroppo, pure della destra ) conoscono a cosa l'Italia e quindi pure gli Italiani ( dai ceti medio alti ai più bassi ) andranno incontro a tassazioni ammazza persone ed aziende , oltre a svendere il bel paese a tutti i vari caimani, vampiri o squali che all'occasione si faranno vivi, e con un tozzo di pane racido, si accaparreranno l'Italia interra, oltre a farci fuori pure le riserve auree , riserve che i nostri nonni e genitori con tanti sacrifici, hanno contribuito creare.
RispondiEliminaGiancarlo,
Eliminail problema non è chi svenderà l'Italia (idea difficile da realizzare) ma chi ha creato questa voragine nei nostri bilanci pubblici. Le grandi banche americane non comprano aziende nostrane come forma di imperialismo ma come investimento a basso prezzo e questo prezzo è la conseguenza di progetti poco lungimiranti e dell volontà di svendere e monetizzare nicchie industruali ormai in decadimento.
le ultime dichiarazioni di grillo confermano il suo appartenere alla peggior specie di demagoghi: grande quando vince, pronto alle più ridicole e patetiche giustificazioni per scusare la disfatta.
RispondiEliminaSe fosse un Uomo serio se ne sarebbe già andato... ma è solo un quaquaraquà degno della massa di pentastellioti che lo seguono come scimmie ......
avessi un figlio così me ne vergognerei!!!!
Attilio, sono d'accordo con te in pieno.
EliminaIn Italia non si dimettono quando commettono ruberie e delitti, figurarsi vederli andare via dopo una sconfitta elettorale.