Con l'inizio dell’ultimo trimestre dell’anno accresce la probabilità di poter assistere sui mercati finanziari a giornate e settimane di alta volatilità.
I timori sono molteplici e variegati. A breve avrà inizio la stagione degli utili in America e a fine settembre in Europa con attese in calo rispetto al primo semestre, la diffusione dell’Ebola comincia ad essere un fenomeno a cui bisogna dare la giusta attenzione - proporzionalmente alla sua entità ed alla capacità di controllo e valutazione – ed i fattori geo-politici iniziano ad essere numericamente importanti oltre che potenzialmente dannosi.
Le proteste ad Hong Kong, l’Iraq, la Siria e l’Ucraina rappresentano incognite non di scarso rilievo e mixate con la debolezza economica, proprio nelle suddette aree, potrebbero determinare criticità non trascurabili. Se la Cina è in affanno, l’Europa non ride ed anche gli Stati Uniti iniziano a perdere vigore.
Se nel caso del Vecchio Continente lo scetticismo è più legato al dibattito sull’austerity ed ai suoi deludenti effetti che al panorama puramente finanziario, l’America vive esattamente la situazione opposta: l’economia registra continui miglioramenti, ma un passaggio troppo rapido verso una politica monetaria meno accomodante sembra poter rappresentare un’occasione di vendita, considerando che il mercato statunitense galleggia da mesi sui massimi storici e quindi appare logoro e stanco.
Si tratta di problemi gestibili senza affanno?
La situazione in Ucraina sembra più distesa, ad Hong Kong il Governo cinese utilizzerà la strategia dell’attesa e l’Isis con la sua politica autolesionista sta contribuendo a rendere più omogenei e cooperanti tutti i suoi antagonisti a livello planetario.
In materia economica, la Cina non vivrà una fase di “hard lending” grazie alle riforme che daranno rinnovata forza all’intera area ancora per un po’, l’Europa continuerà a discutere sulla possibilità di dare più tempo ai Paesi in difficoltà (Italia e Francia su tutte) e la politica accomodante della BCE, criticata apertamente dai tedeschi ma apprezzata sottobanco grazie al conseguente indebolimento della valuta capace di dare all’export germanico lo slancio perso da tempo, garantirà stabilità e tenuta ai mercati locali.
Nonostante la portata negativa di tutti questi elementi possa essere inferiore rispetto alle previsioni più pessimistiche, rimane comunque la certezza di essere prossimi ad una fase di stanca governata dalla volatilità: di medio periodo e di media incisività, capace di trasformarsi in fragilità in una breve fase di mercato.
Pochi timori, ma grandi difficoltà per i "ricercatori" di (alti) rendimenti.
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