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lunedì 24 febbraio 2014

Mercati: giornate incerte? La risposta del mercato ed i segnali ingannevoli



"Dopo due mini-trend direzionali, sui mercati sembra essere tornata l'incertezza: Tokyo vola, mentre l'Europa e soprattutto l’Italia perdono quota. Cosa accadrà nelle prossime settimane sui mercati internazionali?"
In molti, settimana scorsa, rispondevano a questa domanda con la previsione di movimenti laterali e poco significativi, ma così non è stato. Con il recupero di questi giorni vengono annullate completamente le perdite iniziali in Europa e America, mentre in Asia e nei Paesi Emergenti l'azzeramento non è ancora completato, ma probabilmente solo per poco.

Gli indici statunitensi sono di nuovo sui massimi e ci si attende un flusso di dati macro positivi prima di assistere nuovamente ad una corsa verso l'alto. Occorrono conferme capaci di mettere da parte la sfiducia e la preoccupazione nata dopo la pubblicazione dei risultati economici di gennaio, condizionati dai duri eventi metereologici stagionali.

Prima di accantonare la cosiddetta "frozeneconomic" e pensare ad un nuovo trend direzionale è necessario comunque un riaccumulo di vigore che non può venire soltanto dal raggiungimento di target tecnici.

Si deve fare attenzione ai movimenti ingannevoli del mercato e non sottovalutare il vento che soffia da Est: dalla Russia al Venezuela gli shock esogeni sono sempre dietro l'angolo e la vulnerabilità europea è una questione non ancora del tutto risolta.

venerdì 21 febbraio 2014

Governo al via? Renzi alla stretta finale



Matteo Renzi è sempre apparso sicuro di se e con forti convinzioni, ma apparentemente qualcosa sembra essere cambiata.
Possibile che una settimana di lavoro trascorsa a costruire la squadra di Governo in mezzo a rinunce e difficoltà possa aver minato le sue certezze? Difficile da credere.
E’ però vero che il voto non scontato dei popolari, il tira e molla dell’NCD di Alfano, l’improvviso atteggiamento della minoranza “civatiana” non propensa a votare la fiducia (è più probabile un gesto diverso ma comunque critico) e soprattutto la creazione di una squadra non “equilibrata” possano aver turbato il giovane Presidente incaricato.
Il nodo economia-giustizia rimane l’argomento più delicato, non solo per la scelta dei nomi ma per la connotazione tra profili politici o tecnici. Il rischio è che il compromesso (Del Rio all’Economia?) rischi di portare all’interno della nuova (o vecchia) maggioranza più attriti che altro o che la scelta di un tecnico possa condizionare l'atteggiamento dell’Italia nel Vecchio Continente, proprio in una fase delicata in cui l'anti-europeismo è diventato argomento di propaganda per partiti populisti come la Lega e di riferimento come Forza Italia.
E se il Governo non riuscisse ad ottenere la fiducia?
E’ una possibilità minima non per una reale confluenza di consensi nei confronti di Renzi, ma per la mancanza di alternative e per l'incertezza degli scenari potenziali. Non esisterebbero altre possibilità di Governi tecnici e le elezioni sarebbero una strada da percorrere non senza problemi ed incertezze.
Si tratta, quindi, di un percorso parlamentare obbligato che porterà alla fiducia, ma non senza conseguenze: Matteo Renzi, per evitare di perdere pezzi per strada, cercherà di smorzare le polemiche e allontanare lo scetticismo e in caso contrario non esiterà a forzare la mano, non rendendosi disponibile a ricatti di alcun genere.
C’è solo da chiedersi: quanto durerà e chi sarà a farlo cadere?
Esistono 3 scenari possibili:
 - che di fronte a forti opposizioni tra Alfano e Renzi si vada al voto nel 2015 con la sola legge elettorale rinnovata
- che Berlusconi, in conseguenza delle difficoltà di Renzi a proseguire, sia pronto ad offrire il proprio aiuto prima di tendere uno sgambetto improvviso
- che il Presidente incaricato cerchi di accrescere il più possibile i consensi in un primo semestre scoppiettante, prima di dimettersi ed andare alle elezioni senza bisogno di zavorre ingombranti.
Di fronte ad un "furbo" di professione le prime due ipotesi sembrano meno probabili della terza.

giovedì 13 febbraio 2014

Rischi da "staffetta"



La staffetta Letti-Renzi sarebbe l’ennesimo autogol per un partito in crisi da tempo, che sembrava invece aver trovato un leader giovane e vincente.
Procediamo con ordine:
Renzi ha conquistato la poltrona di segretario del PD qualche mese fa ed ha avuto il merito di proporre immediatamente una bozza di riforma elettorale, seppure con una sorta di accordo con il nemico, e di pungolare il Governo al fine di rendere l'azione dell'esecutivo più aggressiva e coraggiosa.
Il trasversale e personalissimo 'modus operandi' del sindaco di Firenze da una parte ha indispettito le minoranze del suo partito, costrette ad ingoiare il rospo del nuovo corso, e dall'altra ha incrementato la fiducia in chi vede nel giovane Matteo una risorsa per il Paese e una svolta possibile.    
Nel frattempo il Governo ha perso slancio in conseguenza di una vera e propria mancanza di idee, della battaglia ostruzionistica in parlamento e dei sondaggi che hanno riposizionato nuovamente ai vertici il partito guidato da Berlusconi e hanno ridotto il vantaggio che il partito democratico credeva di avere.
Di conseguenza la direzione del partito si è chiesta il perché di questa perdita di consensi ed ha compreso che il “tirare a campare” avrebbe reso vantaggi a chi insegue silenziosamente (FI) e a chi del clamore fa la propria quotidianità (M5S).
La soluzione? Far scendere in campo il super-sindaco per salvare il salvabile.
Purtroppo, però, la soluzione staffetta - che solitamente prevede una collaborazione tra chi finisce la corsa e chi la inizia, diversamente da quello che sta accadendo tra Letta e Renzi - non può che produrre risultati negativi:
1 – la sfiducia a Letta determinerebbe una frattura interna al partito pericolosa
2 – si annienterebbero le credenziali positive di una risorsa (Letta) per il Quirinale
3 – Renzi dovrebbe governare con una maggioranza non sua e con il rischio di sgambetti improvvisi (interni ed esterni)
Allora perché non dare fiducia a Letta per altri 10 mesi e prepararsi ad affrontare le elezioni con l’aggressività tipica del sindaco toscano? I timori sono legati alla possibilità che sin dalle imminenti elezioni Europee il PD non riesca a guadagnare consensi e che anche un’affermazione di Renzi sia difficile a livello nazionale rimanendo dietro la scrivania e portando avanti solo l'agenda-riforme, sempre a rischio boicottaggio.
Quindi, meglio giocare adesso la propria carta, magari con una maggioranza leggermente più ampia – con l’ingresso di qualche dissidente grillino – e sperare in un piano estremamente ambizioso.
E’ un rischio grosso che Renzi dovrà correre con il peso di un partito spaccato e con l'incognita Berlusconi, adesso in disparte ma sempre pronto a tendere una trappola al suo amico-nemico.
La storia insegna che per guadagnare la "fiducia" ci vuole tempo, ma che per toglierla basta un attimo.

martedì 11 febbraio 2014

Lunga vita al Re




Il critico letterario Jan Kott nel suo ‘Shakespeare nostro contemporaneo’ sostiene che per lo scrittore inglese “la storia è una grande Ruota e che i Re si susseguono, ma il loro destino è sempre lo stesso: da uomini saggi o generali retti nascono Re malvagi, tiranni, la rovina loro e del paese. Nei drammi storici la grande Ruota macina protagonisti, uno dietro l’altro”.


In Italia - pur non essendo una repubblica monarchia - ultimamente si parla spesso di Re Giorgio e delle sue delittuose avventure. E come spesso accade, il Re diviene il capro espiatorio delle magagne altrui.


Giorgio Napolitano rappresenta per una parte rilevante del nostro Parlamento un ostacolo al legale svolgimento della vita sociale e politica nostrana tanto da volerne richiedere l’impeachment, che rappresenta il più alto capo di accusa per la prima carica dello Stato, come conseguenza di alto tradimento della Patria e del Popolo italiano.


A questa fantasiosa richiesta si aggiungono i giudizi sprezzanti di un’altra parte politica che ritiene oltraggioso il comportamento di Re Giorgio nell'estate del 2011 - e cioè aver valutato alternative ad un esecutivo politico ormai sfiduciato all'interno del Paese e all'estero - quando un uragano finanziario stava per abbattersi sull'Italia.


Da parte del Presidente Napolitano non c’è mai stata alcuna violazione, forse solo qualche forzatura, ma soprattutto ci fu tanto senso dello Stato, quello che gli permise di salvaguardare il futuro del Paese di fronte alle speculazioni dei mercati finanziari.

Nessun ribaltone fu sancito, neppure un fantasioso colpo di Stato parlamentare, ma solo una 'sovrapposizione' temporanea dello stesso Napolitano su un Governo ormai privo di considerazione internazionale: per qualche mese fu l'unico interlocutore credibile con cui i maggiori leader mondiali discussero della crisi - Mario Draghi ne comprese le qualità necessarie per gestire la gravità della situazione - assicurando continuità e rispetto delle regole nei tempi.


Al di là delle diversità di gradimento all'interno del Parlamento nel primo settennato, come spiegare la sua rielezione? Stima e rispetto per il lavoro svolto? Incapacità dei principali partiti di trovare un sostituto all'altezza? La verità sta nel mezzo, ma sicuramente vi era la certezza di aver affidato nuovamente l'Italia nelle mani di una persona valida e capace di salvaguardare l'interesse pubblico, senza far prevalere interessi personali.


Come spiegare allora l'insistenza della campagna mediatica contro Re Giorgio? I grillini lo fanno, forse, per aver ricevuto scarsa considerazione nell’ultima legislatura dimenticando il loro atteggiamento volutamente oltranzista e di rifiuto nella costituzione di un Governo dopo lo stallo post elettorale; i reduci di Forza Italia lo fanno, sicuramente, per rancore nei confronti di chi non si è piegato di fronte alla “grazia” per Berlusconi.


L’Italia è il Paese della crisi che si accende e si spegne a piacimento, dove l'allargamento dello “spread” viene ritenuto un raggiro, dove si è disposti a sacrificare politici e tecnici al consenso elettorale, dove l’opposizione è distruzione e mai proposizione, dove la sinistra rappresenta l’incapacità della realizzazione delle idee e la destra riveste di interessi pubblici le concessioni private, dove la furbizia è un valore e soprattutto dove il tempo scorre più veloce che ovunque.

Quello che consente volutamente di rimuovere e seppelire il passato seppur recente: un lungo intervallo di tempo sbriciolato e macinato da una grande Ruota capace di trasformare i Re in tiranni.